Forse Non Dovremmo ma...

Racconto

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    Forse non dovremmo ma…

    Conobbi questa Donna per caso. Si. Donna con la D maiuscola.
    La differenza di età tra me e lei non era per me un ostacolo valutabile.
    Tutte le volte che la vedevo per strada la fissavo, non riuscivo a non farlo.
    E qualche volta lei mi degnava pure del suo sguardo, ma per qualche istante.
    Non sapevo nulla di lei, della sua storia. Forse aveva un marito? Magari dei figli? Sapevo solo che a guardarla mi ci perdevo dentro. E i miei pensieri correvano veloci.

    Volevo tanto parlarle di tutto questo ma non sapevo come farlo.
    Di certo sarebbe stato strano fermarla per strada e dirle: ehy, ogni volta che ti vedo non capisco più niente.
    Così lasciai stare, ed ogni volta che quest’idea mi saltava alla mente la reprimevo.

    Un giorno però, entrai in un negozio di scarpe. Lei era lì con un’amica. Cercavano delle scarpe per il veglione di capodanno.
    Era strano, ma ci fissavamo in continuazione. Era come se si domandasse dove mi avesse già visto e io non distoglievo mai lo sguardo.
    Anche io ero lì per lo stesso motivo. Così per capire quale fosse il veglione a cui andavano dissi al commesso: questo capodanno, che stress ahah andrò al Blue Palace a festeggiare con degli amici.
    E iniziammo a discutere del locale.
    Lei, sorridendo disse: la capisco sa? Anche noi andremo lì. È sempre difficile trovare le scarpe giuste per noi donne!
    E iniziammo a scherzare sulla cosa.
    Io subito le dissi: può chiamarmi per nome e darmi del tu.
    E così scambiammo qualche altra parola.
    Uscendo dal negozio allo stesso tempo mi girai e le dissi, magari ci vedremo, chissà. Lei sorrise e disse: magari si!

    Nei giorni a seguire capitava di incontrarci per strada e salutarci velocemente fin quando un giorno non la invitai a prendere un caffè mentre aspettava l’autobus.

    Ridemmo tantissimo e lei mi ripeteva sempre di sentirsi più grande di me, che questo fosse strano per lei.
    Io volevo tanto capire la sua storia. Come poteva essere sola, una donna tanto sensuale?
    Ogni suo piccolo gesto mi caricava in modo indescrivibile. Amavo le sue labbra, la sua pelle, il modo in cui sorrideva.
    Amavo anche fortemente quel suo bellissimo Seno. Si. Che lei non dava mai troppo a vedere, ma quel che si intravedeva, sembrava fosse lì, proprio perché lei lo voleva.
    E lo capiva quando ci cascavo, nella sua piccola trappola. Sorrideva spesso con malizia in quel caso.
    Mi raccontò di essere sposata, ma che spesso toglieva la fede perchè a volte sentiva il bisogno di sentire qualche occhio addosso da altri uomini.
    Mi chiese di non giudicarla per questo e io non lo feci mai.
    Col marito sembrava le cose non andassero per il meglio, eppure sembrava voler molto bene a quell’uomo dal modo in cui ne parlava seppur poco e in modo velato.

    Le dissi, dopo aver pagato e averla salutata: Elisa, posso rivederti?
    Lei rispose: io credo sia meglio di no. E sorrise. Sorrise con malinconia.

    Arrivò capodanno. Durante la serata pensavo solo a trovare il suo tavolo fin quando, in mezzo alla calca, non lo trovai. Entrambi avevamo bevuto, lei era sola con le amiche così mi avvicinai.
    Ci salutammo e sorridendo iniziammo a ballare. Lei mi sussurrò all’orecchio: forse non dovremmo ma… e poi il silenzio.
    Ballammo tanto, sudati, e parlavano i nostri corpi che si scioglievano insieme in balli che annullavano tutta la gente al di fuori di noi due. Per la prima volta, aveva smesso di ricordarmi la nostra differenza di età e probabilmente di ricordarlo a se stessa.
    Senza accorgercene finimmo dritti in bagno, chiusi in una cabina come due ragazzini alle prime esperienze. Lei, non aveva più freni.
    Ricordò perfettamente il modo in cui mi prese in bocca e tutti i gemiti che seguirono.
    Per me, fu il miglior sesso della mia vita.
    Per lei, a suo dire, anche.
    Usciti dal bagno ridendo e imbarazzati entrambi sapendo che tutti avevano sentito, ci lanciammo subito a ballare ancora per poi staccarci e andare a fumare una sigaretta nel giardino a fianco al locale.
    Scavalcammo ed entrammo in questa proprietà privata insieme.
    Distesi a guardare le stelle parlammo e parlammo fin quando io non la guardai e le saltai di nuovo addosso.
    Il suo seno al vento, i suoi gemiti mentre si muoveva sull’erba.
    Quel sesso selvaggio ora, era sesso passionale.
    Quando dovetti venire, venni sul suo seno e le dissi: ti prego. Non pulirti, torna a casa così.
    Lei sorrise e mi disse. Lo farò. Ma credo non dovremmo più vederci io e te.
    Questa frase mi spiazzò. Ma la capii.

    La serata si concluse e non la incontrai per 3 lunghi mesi. Anche se continuavo a pensarla sempre.
    Fin quando un giorno. La vidi aspettare l’autobus.
    La invitai per il caffè e lei titubante accettò. Mi disse che finalmente con il marito le cose andavano bene.
    Mi racconto che tutto iniziò ad andar male con lui quando le confessò di volerla vedere insieme ad altri uomini. Lei inizialmente gradì la fantasia ma col tempo questa cosa iniziò a portarle confusione.
    In quei riflessivi 3 mesi però sembrava che le cose fossero tornate a posto.

    Le dissi di aver preso un regalo per lei tempo prima nella speranza di poterglielo dare e la invitai a casa.

    Lei venne con me e fu sorpresa di vedere il regalo.
    Era un vibratore controllabile da remoto.
    Le dissi: So che le cose vanno bene. Ma se un giorno dovessi voler uscire dagli schemi tu accendilo. Io riceverò una notifica e sarò con te anche da lontano.
    Lei imbarazzata mi disse che non lo avrebbe mai usato. E che doveva andar via o l’autobus sarebbe partito.

    Il viaggio durava 2 ore, ma dopo 15 minuti al massimo ricevetti la notifica. E iniziai a giocare con i livelli della vibrazione dal mio telefono.
    Lo aveva messo dentro se in autobus. E questa cosa mi eccitò da morire.
    Non la vidi mai più, ma per due anni, periodicamente ricevevo quella notifica e sognavo i suoi orgasmi mentre mi toccavo pensando a lei.

    Tutto quello che mi rimaneva di lei, era una foto in intimo nero provocante. Che mi aveva dedicato e che custodivo gelosamente.
     
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